La Calabria orientale fu sede di una fiorentissima civiltà, originata dalla colonizzazione greca.
Fu Enòtro, principe arcade, dopo lo sbarco sulle nostre coste all’inizio del VIII secolo, a reggere con molta saggezza le sorti della prima in assoluto fra le colonie greche insediatesi sulle sponde ioniche. Il lavoro di Enòtro e del suo popolo, composto in gran parte da esperti vignaioli, fu talmente apprezzato che i Greci identificarono queste zone con il nome di “Enotria Tellus”, ossia “Terra del Vino”.
La Calabria orientale fu sede di una fiorentissima civiltà, originata dalla colonizzazione greca.
Fu Enòtro, principe arcade, dopo lo sbarco sulle nostre coste all’inizio del VIII secolo, a reggere con molta saggezza le sorti della prima in assoluto fra le colonie greche insediatesi sulle sponde ioniche. Il lavoro di Enòtro e del suo popolo, composto in gran parte da esperti vignaioli, fu talmente apprezzato che i Greci identificarono queste zone con il nome di “Enotria Tellus”, ossia “Terra del Vino”.
La Calabria orientale fu sede di una fiorentissima civiltà, originata dalla colonizzazione greca.
Fu Enòtro, principe arcade, dopo lo sbarco sulle nostre coste all’inizio del VIII secolo, a reggere con molta saggezza le sorti della prima in assoluto fra le colonie greche insediatesi sulle sponde ioniche. Il lavoro di Enòtro e del suo popolo, composto in gran parte da esperti vignaioli, fu talmente apprezzato che i Greci identificarono queste zone con il nome di “Enotria Tellus”, ossia “Terra del Vino”.
Il territorio di Cirò e Cirò Marina è fortemente antropizzato e la ricerca archeologica ne ha ovviamente risentito. Per quanto vi sia stata una carenza nelle ricerche e i dati raccolti negli ultimi anni siano soprattutto il prodotto di scavi d’emergenza e in non pochi casi frutto del recupero post rinvenimento, si può con buona approssimazione ricostruire un paesaggio antico costellato di fattorie e di piccoli nuclei abitati che sfruttavano la fertile piana davanti al mare.
Prima gli Enòtri poi gli Elleni si sono fatti proteggere, in questa loro attività agricola, dalle divinità più vicine al mondo rurale: si spiega, in questo modo, la presenza di luoghi di culto in località Brisi e Casoppero, databili tra il VI e la fine del V secolo a.C., dedicati soprattutto a Dioniso, a Demetra e a Persefone.
La presenza capillare dei culti di queste divinità, legate ai frutti della terra, su tutta la fascia costiera ionica della Calabria è certo paradigmatica di quella ricerca di kalos choros in cui si lanciarono i migranti elleni fin dall’ VIII secolo a.C.
L’agricoltura fu la soluzione principale della crisi. La grande diffusione di culti agrari tra i Greci d’Occidente é una palese conferma dell’importanza da essa rivestita per le nuove poleis occidentali.
Demetra, Proserpina e Dioniso furono non a caso tra le più importanti divinità nella Hellas Occidentale. A ben vedere Demetra, Atena e Dioniso rappresentavano con le piante a loro sacre, il grano, l’olivo e la vite, le colture caratteristiche del bíotos, la fondamentale triade alimentare mediterranea.
Giunti sulle coste dell’Italia Meridionale, e trovata terra fertile in abbondanza da coltivare, era scontato che le principali divinità da ingraziarsi fossero quelle legate all’agricoltura.
Pur non avendo individuato un grosso nucleo abitativo, sono le sepolture, sparse su tutto il territorio a garantire sufficienti dati per poter constatarne l’organizzazione: il territorio cirotano della costa appare, dunque, gestito attraverso la proliferazione di una rete di fattorie a connotazione agricola caratterizzate anche da fornaci e da aree di servizio sfruttate per la produzione di suppellettile ceramica di largo consumo.
Proprio grazie ai corredi tombali è possibile registrare la presenza, come l’uso funebre ellenico prevedeva per le sepolture maschili, di brocche, coppe e altro materiale utilizzato per il simposio.
Il territorio di Krimisa, la sacra piana enòtria, che continuerà a mantenere le sue caratteristiche di luogo di culto anche con le genti elleniche, tanto da rientrare nei racconti mitici dei nóstoi ed essere ascritta alle fondazione dell’eroe Filottete, ha avuto nell’ambito della storia dei Greci d’Occidente sempre una collocazione limitanea, al confine tra la chora crotoniate e quella sibaritica.
Considerando le specifiche caratteristiche geomorfologiche, quelle di zona sacra e soprattutto le strategie militari dell’epoca arcaica e classica, é possibile ipotizzare (ma solo ipotizzare) che in questa piana, fertile e produttiva, gli Elleni non avessero coltivato grano e cereali. In particolare i corredi della (1)Tomba da Contrada Taverna) e della (2)Tomba da Contrada Catena.
Trovandosi sul limite delle chórai diKroton e Sybaris,trattandosi di un’area sacra cuscinetto, magari un luogo di incontro tra genti elleniche e anelleniche, immaginiamo che si evitasse un’ampia coltura di cereali.
La presenza dell’importante tempio di Apollo Alaios, limitaneo e certamente comune a Greci e indigeni, non può far dubitare della presenza di un ceto sacerdotale con i suoi privilegi, tra i quali si annoverava il vino.
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